Le società scrivono al Presidente Repace: non ci sono le condizioni per tornare a giocare!

Le società umbre fanno fronte comune e si uniscono in un missiva indirizzata al CRU per chiarire tanti punti oscuri del protocollo destinato al calcio dilettantistico elaborato dalla FIGC e approvato e dal Comitato Tecnico Scientifico e dal nostro Governo qualche giorno fa.

Sul piatto dell’iniziativa nata da un gruppo di compagini di Prima Categoria alla quale hanno in seguito aderito anche società di Promozione ed Eccellenza, la richiesta di proroga delle iscrizioni al fine di poter valutare la possibilità per ogni squadra di poter far fede ad un protocollo decisamente ombroso.

A partire dalle responsabilità, dalla quale la stessa FIGC si tira fuori lasciando la patata bollente ai rappresentanti legali, per arrivare alla formazione di tutti gli operatori sportivi (formati da chi? A spese di chi?), passando per quella di avere a disposizione un medico responsabile per l’attuazione del protocollo. Quasi impossibile inoltre, il discorso del distanziamento negli spogliatoi e nelle docce, non tanto per gli allenamenti, quanto nelle giornate delle partite: tutti noi conosciamo le nostre realtà, gli spogliatoi di tanti impianti sportivi, perciò è meglio che si guardi in faccia alla realtà piuttosto che obbligare un presidente ad aderire ad un protocollo che non potrà mai rispettare fino in fondo con il rischio che poi prenda la decisione più ovvia: rinunciare all'iscrizione!

Ma cosa rischiano i presidenti e le società? Anche questo rimane un punto equivoco, specie se pensiamo come si possa risalire a dove e come un eventuale atleta positivo possa essersi infettato. Inoltre, cosa succederà a questa ipotetica squadra? Isolamento fiduciario per tutto lo staff e le società con cui hanno giocato in quelle settimane? E il campionato, che già avrà le domeniche contate, si blocca?

Rimangono quindi troppe le domande senza risposta dopo aver letto un documento di ben 41 pagine. Ma non è tutto. Ipotizziamo che si riesca a rispettare per filo e per segno quanto riportato nel protocollo, a che serve evitare la foto di squadra quando poi in una punizione la barriera sta a braccetto?

Peraltro, purtroppo, il protocollo non elimina i rischi di contagio dato che nel rettangolo di gioco tutto è lecito. Anzi, data l’impossibilità di eseguire tamponi come nei professionisti per isolare al più presto giocatori positivi, c’è l’alto rischio di dare il via alla nascita di uno o più potenziali focolai.

Per quanto di competenza del presidente Repace, il quale potrebbe nel frattempo allinearsi agli altri comitati del centro Italia, tra i quali Lazio, Toscana, Abruzzo, Marche ed Emilia Romagna che hanno diviso le quote di iscrizione in quattro rate, piuttosto di chiedere un esborso totale della quota al momento dell’iscrizione, la richiesta delle firmatarie della lettera è quella di portare direttamente a Roma la preoccupazione di un eventuale ritorno in campo. Un timore che non riguarda solo l’Umbria, ma tutte le regioni italiane, le quali in diversi articoli sulle testate on-line e di zona hanno chiaramente espresso la volontà di fermarsi fino a quando il rischio di contagio si sarà azzerato o perlomeno quando ci sarà la possibilità di vaccinarsi.

Qui non si tratta certo di cucire assurde tesi pessimistiche, ma è necessario riflettere su quanto è stato scritto. Obiettivamente il campo da calcio manca a tutti, soprattutto agli addetti ai lavori, tanto che tutte le società si sono comunque mosse sul mercato, ma nessuno dovrebbe essere così incosciente di accettare senza riserva un regolamento al quale sa di non poter tenere fede, contribuendo così al rischio di peggiorare una situazione di per se già drammatica.

Con l’avvicinarsi delle date della preparazione inoltre, è necessario capire bene il da farsi, considerando anche che in questi giorni non sono mancati casi sia tra le società professioniste, tra la primavera della Roma e in una società di Eccellenza nel nord d’Italia.

A questo punto forse è arrivato il momento di  confrontarsi e guardare in faccia alla realtà e dire: fermiamoci altri due mesi, un anno intero, quello che è necessario per salvaguardare la nostra salute. Poi, quando tutto sarà finito, torneremo ad alzare la polvere più di prima in tutti quei campi di terra dei nostri paesi.

Questo il Protocollo FIGC >>PROTOCOLLO<<

Questa la lettera inviata al presidente del CRU >>LETTERA CRU<<

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